Al giorno d’oggi è sempre più difficile insegnare. Le classi con allievi disciplinati e desiderosi d’imparare non esistono quasi più. Al contrario ci sono classi difficili, ragazzi problematici, bambini indisciplinati che proprio non ne vogliono sapere di studiare… Pierino insomma.
Fino a qualche tempo fa Pierino era una rarità, oggi invece ce ne sono più d’uno in classe, una vera sfida per l’insegnante!
Spesso queste difficoltà sono gestite con il modello dello scarto: “in che misura questo bambino si discosta dallo studente ideale? Cosa c’è che non va e come posso modificarlo?” Nonostante la buona fede, questo presupposto rischia di diventare una trappola. Infatti ogni volta che l’insegnante definisce lo studente per quello che non è, non lo incoraggia a cambiare, piuttosto rinforza la sua diversità e le sue inadeguatezze.
L’educatore, insegnante o genitore che sia, potrebbe però provare a fare un’altra cosa: sospendere il giudizio, mettersi in una posizione d’ascolto e cercare di capire… “Cosa sta cercando di comunicarmi Pierino con la sua rabbia, con il suo disinteresse, con il suo rifiuto?” Qualunque comportamento di un bambino ci racconta una storia ed è un peccato non starla ad ascoltare. A volte basta dirgli: “Caspita, deve essere molto faticoso per te questo compito se lasci la pagina in bianco!” per avere all’improvviso accesso ai suoi sentimenti, alle sue difficoltà, alle sue paure, alla sua rabbia. Da alcuni anni a questa parte poi, si è aperto un mondo nuovo ai nostri occhi, il mondo dei DSA, Disturbi Specifici dell’Apprendimento . Stiamo imparando così che molti Pierini sono bambini che incontrano difficoltà reali nello studio, faticano a leggere e a scrivere, non riescono a fare ordine nei numeri. Questi bambini funzionano così, è una loro caratteristica, non sono pigri o svogliati, disinteressati allo studio. Vogliono imparare come tutti, ma hanno bisogno di modalità e tempi adeguati alle loro caratteristiche.
Per questi bambini, e per tutti gli altri Pierini della scuola, è importante passare dal modello dello scarto al modello della risorsa. Ogni bambino ha una base da cui partire, alcune piccole cose in cui riesce senza troppe difficoltà. Questo è il suo tesoro, il suo punto di forza, e a partire proprio da questo è possibile costruire un progetto educativo rispettoso delle sue caratteristiche e dei suoi tempi. Solo così la nostra lezione potrà diventare la sua lezione e la nostra scuola la sua scuola.
Come fare? Questa è la sfida a cui siamo chiamati tutti a rispondere.
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