“Quando sto a casa le mie emozioni sono come dei pezzi di plastica, invece quando sto qui, con te, i pezzi di plastica diventano dei giocattoli”
Matteo, otto anni
Che cos’è un pezzo di plastica? Un oggetto colorato, più o meno grande, duro o morbido, ma senza scopo, senza significato, con scarso potere comunicativo. Se le mie emozioni sono pezzi di plastica significa che tutto il mio mondo interiore non può essere raccontato e condiviso con gli altri. Un universo di emozioni che rimane dentro di me. Un giocattolo invece ha un suo senso, mi consente di svolgere attività e di interagire con gli altri, mi fa divertire e stare bene.
Allora ero agli inizi della mia professione, ero curiosa e determinata, ma preoccupata al tempo stesso. All’inizio un terapeuta pensa di dover apprendere e padroneggiare tante tecniche di cura, pensa di non sapere mai abbastanza e ha bisogno di imparare sempre di più. Ma per svolgere questa professione è necessario avere, prima di tutto, capacità di ascolto, empatia e condivisione con l’altro. Negli anni successivi, le parole di quel bambino mi sono sempre risuonate in testa e mi hanno aiutata a non perdere mai di vista il senso di un percorso terapeutico: realizzare, in ogni incontro con l’altro, la magia di trasformare i pezzi di plastica in giocattoli.
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